Mi domando: è accettabile partire dal presupposto che tutte le manifestazioni di dolore per lesioni di modesta entità siano dei tentativi di speculare sulle assicurazioni?
È accettabile che si associ l’idea della richiesta di risarcimento del piccolo danno con l’immagine dell’imbroglione?
Così facendo si ottiene che sia addirittura il danneggiato a sentirsi in colpa e si tenga il suo dolore per sé, pur di non apparire una “piaga” o un truffatore.
Mi è capitato più volte di incontrare persone sofferenti per danni di modesta entità che sono state per mesi curate con superficialità.
Poi, quando sono state presentate a medici disposti ad ascoltarle, ed a prenderle sul serio, si sono trovati i motivi del dolore, e si sono curate adeguatamente.
In alcuni casi si è potuto conseguire anche l’adeguato risarcimento (quindi con il dovuto calcolo del danno per microlesioni), in altri no perché il tempo intercorso fra la data dell’incidente e la scoperta del vero motivo del danno ha permesso che si interrompessero i termini per mantenere il collegamento fra il danno e l’incidente.
Penso che il portatore di un danno di modesta entità sia comunque portatore di un danno che va calcolato.
Se tale danno è stato cagionato da una distrazione di chi glielo ha provocato è meritevole di risarcimento, negargli tale diritto sarebbe una ingiustizia, e far passare l’infortunato per imbroglione trovo che sia moralmente molto scorretto.

